27 Feb Day 0, Torino
“Mauro il Fotografo”, una figurina Panini nel risvolto cucito del mio cuore, incollato a un hard disk nuovo, memoria ssd, stato solido di vuoti da riempire con dati che saranno immagini. Le partenze di fine Febbraio, come due anni fa, per il sud America.
Faceva più freddo di oggi, c’era l’ordine Lavazza, la caffeina non risvegliava i ghiacci sepolti che invece oggi iniziano a scricchiolare, a muoversi, a trascinare placche tettoniche di materia organica.
Faceva più caldo dentro però, un bagliore di fame d’amore, di vertigini e allucinazioni feroci, di speranze dopo il ritorno. Non ci sono speranze adesso, non ho dubbi da portarmi dietro, solo certezze in Corso Bolzano. Luce, luce dappertutto.
L’India Piovuta dal cielo, voluta un giorno ad Albenga, in un anno già saturo di colori sgargianti e rumorosi, di piloti mondiali, di cervelli minuti, di minutimillesimi di secondo. Dei cinquantasei voli all’anno, delle vip lounge, dei panini morte della Qatar, degli alberghi iperbarici. Tutto bello, sei il fotografo di Marc Marquez. Bravo. Adesso però c’è silenzio tanta difficoltà, e siamo di nuovo io e Bellini, questa volta si va senza preparazione, nell’ignoto liquido.
Caro Alex, come su quel volo transoceanico verso Los Angeles, ti scrivo, per scaramanzia questa volta, dato che era il 2011 e da allora di stronzate ne abbiamo fatte entrambi. Mi hai detto, andiamo? Si. Non chiedevo altro, una sete di avventura che abbia un significato alto, visivo e umano. Ne ho bisogno come l’acqua. Acqua, acqua, ne berremo poca sul Gange, siamo pieni di antivirus volando su questi proiettili di alluminio al curry. Vuoi iniziare da lì il tuo nuovo progetto, Dieci fiumi ed Un oceano, i più inquinati del mondo, dai quali sfocia come big babol il novanta percento della plastica dei mari.
Andiamo a vederla, a raccontarla, sopravviviamo su una zattera di rifiuti, portiamo a casa la pelle sporca. Nessun dolore dopo, nessun tatuaggio, forse. Questa volta, tornare, ne vale la pena, te lo assicuro.
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